Dywa
F1 0010
Cap.1: Un autoditatta all'avanguardia Cap.2: L'inizio dell'avventura Cap.3: Soluzioni che sorprendono Cap.4: Una nuova vita Cap.5: Il futuro di Monguzzi Tornando alla DYWA, la monoposto di Monguzzi è completamente bianca e si caratterizza per la linea particolare, simile nel muso a quella di un Concorde, senza “baffi” laterali. Anche l’alettone posteriore ha una forma inconsueta, con le paratie laterali che si congiungono alla carrozzeria e riprendono la linea delle pance, che contengono i radiatori, dotate di minigonne per l’effetto suolo. Questa soluzione era stata usata anche da Willy Kauhsen per la sua WK01, portata in pista da Gianfranco Brancatelli e Patrick Neve nel ‘79. Nei primi test Monguzzi aveva comunque usato un’ala posteriore tradizionale rettangolare che non si congiungeva alle fiancate; anche il profilo di queste ultime e del cofano motore erano leggermente diversi. Il telaio è in tubi Avional 24 integrato da centine, con il motore portante. Il serbatoio dell’olio è costituito da una campana che funge da distanziale tra cambio e motore. Le sospensioni in acciaio aeronautico trattato, anteriormente sono a schema pull-rod con tirante, mentre dietro sono a bilanciere. Diversi particolari minori sono in ergal. La scatola dello sterzo è inedita e i materiali subiscono lo stesso trattamento chimico già utilizzato dalla NASA per alcuni particolari montati su navicelle spaziali. L’avventura di Monguzzi sorprende molti team manager di varie categorie, titolari di squadre dotate di mezzi tecnici ed economici maggiori, alle quali non sembra vero che un piccolo “artigiano” possa arrivare a tanto. Quella di Monguzzi è un’avventura che crea qualche invidia e per mancanza di fondi purtroppo è destinata a non avere seguito nella massima formula. Infatti senza aiuti economici Dydo non può continuare a sviluppare la sua “creatura”, né iscriverla ad altre gare. Le sponsorizzazioni promesse non si concretizzano e quindi dopo l’apparizione di Monza la vettura rimane ferma in officina a Canegrate. Top Stampa l'intera monografia Intro "Grandi monoposto" |