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CAPITOLO 1

Una passione senza fine.

Al Goodwood Revival del 2003, i più giovani – o meno appassionati della Formula 1 di ieri – avranno pensato ad un vecchietto nostalgico dei bei tempi passati che ammirava, felice, le vetture che correvano nei circuiti di tutto il mondo negli anni in cui lui era giovane. Quando questo vecchietto si infilò la tuta bianca, immacolata, ed il casco bianco diviso a metà da una riga azzurra come il cielo di quella splendida giornata, probabilmente ancora non avevano capito chi avevano di fronte.

Ma quando quel vecchietto avviò il motore della sua Honda RA300 e la voce dello speaker venne coperta dal metallico rombo del 12 cilindri a doppio albero a camme in testa, allora capirono che l’uomo alla guida di quella meravigliosa monoposto giapponese altri non era che “Il figlio del vento”: John Surtees.

Nato l’11 febbraio del 1934 a Tatsfield, nel Kent, John Surtees è stato l’unico pilota al mondo che si sia laureato campione del mondo sia nell’automobilismo che nel motociclismo. Un pilota dalla classe e dal talento rari, inarrivabile nelle moto, completo e velocissimo nelle automobili, sia monoposto che sport.

CAPITOLO 2

Il figlio del vento.

Giulio Borsari, che lavorò a stretto contatto con lui durante gli anni che l’inglese trascorse alla Ferrari, racconta: “Surtees era un pilota incredibile, capace di imprese che ancora oggi fatico a spiegarmi. Dopo aver vinto sette titoli mondiali con la moto, Surtees salì su una monoposto di Formula 1 nel 1958 e dopo tre anni riuscì a mettersi in luce approdando nel 1963 in Ferrari. Corse anche per la Cooper-Maserati, vincendo il Gran Premio del Messico.

La sua guida risentiva dell’impostazione motociclistica, prova ne è il Gran Premio del Belgio. Il rettilineo d’arrivo di Spa era la grande discesa che porta al micidiale tratto dell’Eau Rouge, una curva larga sulla sinistra che continuava sulla destra in salita. Un passaggio molto veloce e molto difficile. Un punto dove i grandi piloti si esaltavano e quelli mediocri alzavano il piede. Proprio li Clark, con una poco potente 1500, riusciva a distanziare tutti. Ma anche Surtees non scherzava. Impostava però, rispetto a Clark, una traiettoria tutta particolare. Mentre gli altri arrivavano in mezzo alla pista e si spostavano poi a sinistra, lui arrivava sfiorando quasi i box, poi tagliava di colpo a sinistra per affrontare la seconda parte della curva. Il motivo? Semplice. Quella era la traiettoria che lui era solito percorrere da centauro.

Surtees aveva anche un’altra caratteristica, la staccata al limite. Quanto fosse particolare, anzi incredibile, il modo di John di usare i freni, emerse nel Gran Premio di Monaco del 1963. Arrivò quarto, ma compì il giro più veloce proprio all’ultima tornata, la centesima, quando oramai la sua macchina era senza freni. Ho ancora davanti agli occhi l’espressione incredula di Sergio Vezzali che a Maranello smontò quei freni: le pastiglie erano completamente consumate.

Lo chiamavano “il figlio del vento” oppure “Big John”. Era un gran pilota eppure soffriva incredibilmente la supremazia di un altro grande: Jim Clark».

CAPITOLO 3

Un talento cristallino.

Surtees, figlio di un corridore dilettante di motociclette, a quattordici anni debutta come passeggero del sidecar del padre, a Trent Park, prima di esordire, come pilota, sulla pista di Eaton Bay, alla guida di una Excelsior-JAP. Due anni più tardi, Surtees partecipa alla sua prima corsa su pista, a Brands Hatch, in sella ad una Triumph Tiger 70. Ma è ad Aberdare Park che conquista il suo primo successo, questa volta alla guida di una Vincent. Con la stessa moto inizia a dominare le gare a cui partecipa: nel 1951 conquista sei successi e due secondi posti. Il 1952 è l’anno del debutto nel mondiale di motociclismo, dove conquista un brillante sesto posto nel Gran Premio dell’Ulster.

Nel 1953, Surtees acquista una Norton privata a partecipa ad un programma completo di gare sia nella classe 350cc che 500cc. Il bottino, di venti vittorie, la dice lunga sul talento espresso dal giovane inglese. Non sono tutte note liete, quelle del 1953: in nell’Isola di Man, durante le prove del Tourist Trophy, cade. L’incidente non gli impedisce di mettersi ancora in evidenza nel 1954 dove – oltre al quinto posto al Tourist Trophy dell’Ulster nella classe 500cc – conquista un numero impressionante di vittorie. Nella sola giornata del 28 agosto 1954, sulla pista di Aberdare Park, conquista otto successi.

E’ il segnale di un talento sbocciato e pronto all’impegno con una Casa ufficiale. E’ la Norton che si assicura le sue prestazioni, ed è subito successo. Vince a Mettet, in Belgio e conclude al quarto posto il Tourist Trophy all’Isola di Man nella classe 350. Ripresosi da una caduta in Germania mentre era in sella ad una NSU 250cc, Surtees conquista la sua prima vittoria valida per il campionato del mondo classe 250cc, al Tourist Trophy dell’Ulster.

CAPITOLO 4

Imprendibile sulle due ruote.

Il talento dimostrato dal ventiduenne inglese convince la MV Agusta ad investire su di lui. Surtees ripaga la fiducia degli italiani vincendo la classe 500 nel Tourist Trophy Senior ed i Gran Premi di Belgio ed Olanda. Nonostante una caduta nel Gran Premio di Germania gli impedisca di partecipare a quella corsa, l’inglese si laurea campione del mondo della classe 500.
Nel 1957 Surtees si “concede” un anno di pausa dai successi, vincendo solamente il Gran Premio di Olanda, ad Assen, nella classe 500 e conquistando il secondo posto al Tourist Trophy dell’Isola di Man nella stessa classe.

Dal 1958 però, Surtees diventa il dominatore assoluto. In quell’anno si laurea campione del mondo delle classi 350cc e 500cc, vincendo tutte le corse nelle due categorie e concedendo il bis (con tanto di ein-plein) anche nel 1959. Due stagioni di regno incontrastato nel panorama delle due ruote. Anche nel 1960 si laurea campione del mondo sia nella 350 che nella 500, ma questo sarà l’ultimo anno in cui Surtees solcherà le piste in sella ad una moto. Troppo forte, infatti, il richiamo delle quattro ruote, accentuato anche dalla ricerca di nuovi stimoli.

Già nel 1959, ad onor del vero, Surtees era salito a bordo di una vettura di Formula 1 (e, prima ancora, su una Aston Martin DBR1), una Vanwall. Nel 1960, contemporaneamente alle corse motociclistiche, Surtees inizia a gareggiare su una Cooper Formula Junior. E’ il 19 marzo, la pista è quella di Goodwood. Il debutto è a dir poco incredibile: Surtees conquista uno splendido secondo posto alle spalle di Jim Clark, proprio sotto agli occhi di Colin Chapman. Il vulcanico progettista e proprietario della Lotus lo ingaggia per correre con il team di Formula 1.

L’inglese, che in quell’anno aveva deciso comunque di dare la precedenza alle motociclette, non sfigura nelle occasioni in cui è ai nastri di partenza con la Lotus 18: secondo nel Gran Premio di Inghilterra a Silverstone e poleman in Portogallo. Alla fine, il dodicesimo posto nella graduatoria del mondiale non è affatto deludente (considerando che in quell’anno, come detto in precedenza, vinse comunque i titoli mondiali nella classe 350cc e 500cc di motociclismo).

CAPITOLO 5

L'occasione persa ed il titolo mondiale.

Chapman capisce subito che Surtees ha il talento necessario per sfondare e così gli offre l’opportunità di correre insieme a Jim Clark. Tuttavia, a causa dell’ingaggio, sempre da parte di Chapman, di Innes Ireland, Surtees decide di declinare l’offerta e si accorda, invece, con la squadra gestita da Reg Parnell. Il team Yeoman Credit si affida alla Cooper, ma la vettura non si dimostra all’altezza così i risultati non sono brillanti: due quinti posti in Belgio e Germania gli permettono di conquistare l’undicesimo posto nella classifica assoluta.

Per John Surtees arriva anche il momento delle nozze con Jim Clark nell’inedito ruolo di testimone dell’inglese. La stessa annata registra anche la prima vittoria in Formula 1, sebbene in una gara non valida per il mondiale (Coppa delle 1000 Ghinee di Mallory Park); nel mondiale, invece, Surtees conclude al secondo posto in Inghilterra e Germania, al quarto a Monaco, al quinto in Belgio e Francia. Tutti questi piazzamenti gli consentono di raggiungere il quarto posto finale nella classifica assoluta. Agli occhi del “Commendatur” (come era solito chiamare Enzo Ferrari il compianto Gianni Brera) Surtees era un pilota in grado di sopperire, con il suo talento, alle eventuali carenze della monoposto. Le porte dello stabilimento di Maranello si dischiudono per lui nel 1963.

Surtees ripaga la fiducia con una serie di prestazioni molto buone: vince in Germania, sale sul secondo gradino del podio in Inghilterra e sul terzo in Olanda. La sua prima stagione in rosso lo saluta al quarto posto finale nel mondiale.
Anche con le vetture Sport, tuttavia, Surtees dimostra gran talento e, sempre con le vetture del Cavallino Rampante, conquista la 12 Ore di Sebring e la 1000 km del Nurburgring.

Pensionata la Dino 156 con cui aveva corso la stagione 1963, Surtees affronta l’annata 1964 a bordo della Ferrari 158. La monoposto, spinta da un motore a 8 cilindri da 1489cc, rappresentava un notevole passo in avanti anche dal punto di vista aerodinamico grazie ad una carrozzeria in lega rivettata su un telaio tubolare. Grazie a questa vettura, Surtees conquista due vittorie, in Germania ed Italia e si classifica secondo in Messico (dietro al vincitore Dan Gurney, su Brabham). Grazie a questi risultati, l’inglese entra nella storia degli sport motoristici poiché conquista il titolo di campione del mondo. In questi anni, dato il suo enorme talento e l’innato senso della velocità, Surtees si conquista l’appellativo di “Figlio del vento”.

CAPITOLO 6

Il divorzio da Maranello.

La stagione 1965 non è altrettanto ricca di successi, non certo per un minore impegno del pilota inglese, quanto per i ritardi accumulati nello sviluppo del nuovo dodici cilindri contrapposti Ferrari. A rendere il 1965 un anno da dimenticare, tuttavia, è l’incidente che lo vede protagonista nel Gran Premio di Mosport, in Canada, mentre si trova alla guida della CanAm Lola T70. Il terribile schianto gli procura una frattura al bacino, ferite alla spina dorsale e danni al fegato. In Italia rimbalza addirittura la notizia che Surtees sia morto. In realtà, l’inglese sta già lavorando per forzare i tempi del suo recupero e l’avvio della stagione 1966 lo vede nuovamente al volante.
Il 25 aprile torna nuovamente al successo, a bordo della favolosa Ferrari 330 P3, nella 1000 kim di Monza corsa in coppia con Mike Parkes. Vince anche il Gran Premio di Siracusa, in Sicilia, sulla 312 F1.

Qualcosa, intanto, si rompe nei rapporti con il team di Maranello. La causa va ricercata soprattutto nel mancato feeling tra il grande pilota inglese ed il team manager Eugenio Dragoni. Secondo Surtees, Dragoni fa di tutto per favorire l’allora secondo pilota, Lorenzo Bandini.
Alla vigilia del Gran Premio di Monaco, Surtees chiede di poter gareggiare con la Dino 246, ritenendola più adatta alle strette e tortuose strade monegasche rispetto alla 312 F1. Chiede di poter utilizzare questa vettura anche ad Enzo Ferrari in persona, salvo poi scoprire, una volta giunto nel Principato, che la 246 F1 è stata assegnata a Bandini e la 312 F1 a lui. Surtees, da vero professionista, sale ugualmente sulla monoposto e conduce la corsa fino a quando la trasmissione della sua 312 F1 non smette di funzionare. A confermare che le richieste dell’inglese non erano errate, Bandini conclude la corsa al secondo posto dietro alla BRM di Jackie Stewart.

Le polemiche non si placano neppure dopo il successo di Surtees a Spa. Alla guida della 312 F1 l’inglese lascia poco spazio agli avversari ma secondo Dragoni la superiorità della macchina è tale che chiunque ci sarebbe riuscito. Surtees non lascia passare l’ennesima stoccata del team manager e dichiara: «Quando mi dici come guidare nella corsa, è finita. Vincere è la sola cosa che importa».

E’ l’inizio della fine, il segnale di rapporti oramai logori e pronti ad esplodere in vere e proprie liti. E’ quello che accade una settimana più tardi quando si decidono gli accoppiamenti dei piloti per Le Mans. Stanco e deluso, Surtees abbandona il team di Maranello.

CAPITOLO 7

Dalla Maserati alla Honda.

Lasciata la Ferrari, Surtees non rimane senza ingaggio e passa alla Cooper spinta dal 12 cilindri della rivale storica, la Maserati. Con la Cooper T81 l’inglese si dimostra all’altezza della situazione conquistando un secondo posto nel Gran Premio di Germania alle spalle di Jack Brabham ed il successo al Gran Premio del Messico. Con questi risultati ed altri piazzamenti, Surtees termina la stagione al secondo posto nel Mondiale.

Nel 1967, invece, Surtees si accorda con la Honda per la fornitura dei loro 12 cilindri alla sua Lola. La vettura, battezzata “Hondola”, conquista un solo successo, a Monza, nella sua gara d’esordio ed un terzo posto in Sudafrica. La RA300 era tuttavia una vettura difficile perchè il telaio Lola non riusciva a scaricare a terra tutta la potenza del V12 giapponese. Quest’unità propulsiva infatti, disponeva di 420 CV ad 11.000 giri/min.

Archiviato il quarto posto finale nel mondiale, vanno annotate anche le due vittorie che Surtees conquista in Formula 2, a bordo della Lola Cosworth T100 e di una T70 Mk3. Quasi per “saggiare” nuove tipologie di vetture, l’inglese sale a bordo di una Formula Indy (una Lola T90) a Riverside, ma è costretto al ritiro.

CAPITOLO 8

Nuove sfide da vincere.

Nella stagione 1968 Surtees decide di mettere in piedi un proprio team che continua ad essere motorizzato dalla Honda. Ma il doppio impegno di ingegnere e pilota si rivela troppo impegnativo anche per lui. I primi a risentirne sono i risultati, veramente deludenti. Il miglior piazzamento stagionale arriva in una delle gare più tristi del team, a Rouen. Surtees termina la gara al secondo posto dietro alla Ferrari di Ickx proprio nel giorno in cui il suo compagno di squadra Schlesser perde la vita sulla Honda RA302, raffredata ad aria. A fine stagione, la Honda si ritira.

Anche il 1969 è avaro di soddisfazioni in quanto la BRM su cui disputa il campionato non si dimostra competitiva. Quinto in Spagna, terzo a Watkins Glen, Surtees conclude all’undicesimo posto assoluto la stagione. Partecipa, anche qui senza successi, nella CanAm per il team Chaparral.

CAPITOLO 9

L'avventura da costruttore.

Nel 1970 Surtees inizia una nuova carriera, quella di costruttore anche se non ha ancora appeso al chiodo i guanti. Così, nell’attesa che sia pronta la nuova Surtees TS7, la scuderia inglese schiera una McLaren M7C privata. La TS7è finalmente pronta per il suo debutto a Brands Hatch, in occasione del Gran Premio d’Inghilterra. Surtees e Mike Hailwood, promettente pilota inglese laureatosi anch’egli Campione del Mondo di motociclismo, dimostrano in pista la bontà del progetto e sfiorano più volte la vittoria: Surtees deve alzare bandiera bianca a Kyalami per un problema al circuito dell’olio mentre si trova in testa alla corsa.

Alla fine della stagione, la TS7 vanta – come miglior risultato – il quinto posto al Gran Premio del Canada, disputato a St. Jovite. In una gara non valida per la classifica mondiale ad Oulton Park, Surtees invece riesce a salire sul gradino più alto del podio. A quattro anni dal clamoroso divorzio da Mararanello, il pilota inglese sale nuovamente a bordo di una Ferrari (una 512S) nella categoria Sport nelle gare di Monza, Spa e nella 1000 km del Nurburgring.

Il 1971 rappresenta l’ultima stagione nel mondiale di Formula 1 per Surtees. L’inglese vive una stagione non particolarmente felice in cui riesce a conquistare solamente un quinto posto in Olanda, a Zandvoort e conclude il mondiale al diciottesimo posto. Si regala comunque delle soddisfazioni, vincendo nuovamente la Gold Cup che si disputa ad Oulton Park.

CAPITOLO 10

Un uomo nuovo.

Nel 1972, ultimo anno di corse per Surtees, Mike Hailwood riesce a vincere il Campionato Europeo di Formula 2 al volante di una Surtees TS10. Surtees, invece, partecipa, su una TS14, ai Gran Premi d’Italia e degli Stati Uniti. Vince il Gran Premio del Giappone, non valido però per la classifica del Mondiale, a bordo della Surtees-Hart F2. Sempre con questa vettura partecipa all’ultima gara della sua carriera, lo Shell Trophy che si disputa ad Imola, il 23 luglio. Surtees, ovviamente, vince.

Dal 1973, purtroppo, la scuderia inizia un lento declino, vivendo il suo momento peggiore a Silverstone, quando tutte e tre le Surtees schierate (affidate a Carlos Pace, Mike Hailwood e Jochen Mass) sono coinvolte in un incidente e non tagliano il traguardo. I problemi più gravi, però, riguardano l’aspetto economico del team che non riesce a trovare l’appoggio da sponsor importanti. La situazione precipita quando Surtees deve essere ricoverato in ospedale a causa delle sue condizioni di salute.

Dalle difficoltà, tuttavia, nasce un nuovo Surtees che si risposa (con un’infermiera che si era presa cura di lui durante la sua degenza) e si addolcisce nel carattere. Da uomo brusco e dal temperamento deciso (che non pochi problemi ebbe con i piloti, eccezion fatta per Mike Hailwood in cui, probabilmente, vedeva il suo erede), Surtees è diventato molto più affabile e cordiale.

Come ha dimostrato anche a Goodwood, dove finché non ha squarciato il silenzio con l’urlo del V12 della sua “Hondola”, qualcuno pensava fosse solamente un vecchietto a spasso per i box…

La monografia soprastante è stata scritta in esclusiva per FormulaZero e non può essere copiata, duplicata, replicata o modificata senza il previo consenso dell'autore.
Luca Giraldi
Per FormulaZero

LE STATISTICHE

I numeri curati da Davide Marchi

Campione del mondo Piloti 1964
0
Gran Premi disputati
0
Vittorie
Percentuale vittorie
5.40%
0
Punti ottenuti
0
Pole position
Percentuale pole position
7.20%
0
Km percorsi al comando
0
Giri più veloci
Percentuale giri più veloci
9.90%

Le immagini di questa monografia

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